Ci vuole tempo o denaro per essere felici ?
Desiderare di essere felici è nella natura di ognuno di noi. La gente cerca la felicità come condizione di benessere fisico e psicologico durante tutta la propria esistenza. Ora, sembra che la felicità sia uno status raggiungibile, ma solo in determinati periodi della vita. E i soldi che ruolo hanno ? Ebbene pare che non siano la chiave della felicità, se non quando ci permettono di “comprare” tempo.
Due economisti inglesi, Blanchflower e Oswald, hanno messo in luce che nella vita delle persone arriva il giorno in cui le illusioni finiscono e si diventa infelici: secondo i due ricercatori la perdita della felicità arriva nella cosiddetta mezza età, più o meno verso i cinquant’anni. Se i cinquantenni subiscono questo crollo psicologico, la causa è da ricondurre anche a fattori esterni che pesano sulla sfera psichica. Lo studio ha preso in esame circa 1,3 milioni di individui, provenienti da 51 diversi Paesi del mondo; una vera e propria analisi interiore globale.
La felicità rappresentata da una forma a V
“Finché c’è vita c’è speranza” diceva Stephen Hawking, una delle menti più brillanti del secolo, al quale dobbiamo la scoperta dei buchi neri nell’universo, morto a 76 anni a dispetto dei medici che a Cambrige, studente universitario, lo avevano già “condannato” a morte. In effetti, seppure nel “mezzo del cammin” il disincanto prende il sopravvento, è possibile recuperare il sorriso man mano che gli anni passano. Così, dai sessant’anni in su il percorso verso la felicità sembrerebbe tutto in discesa; ecco perché i risultati raggiunti dai due studiosi possono essere rappresentati graficamente da una parabola a “V”.

A 20 anni padroni del mondo
Non solo da più piccoli, ma anche nella prima età adulta la felicità è stampata nel viso dei giovani. A quell’età si è pervasi dalla sensazione di avere “tutta una vita davanti a sé”, ragion per cui anche quando si inciampa ci si rialza subito. Gli ostacoli sono solo sfide da affrontare con ottimismo e vigore; quindi, tutto sommato, tra i 20 e i 30 anni è più semplice essere felici.
A 40 anni il disincanto
Lasciati alle spalle i trent’anni, la parabola comincia a muoversi verso il basso: può essere che non ci siamo realizzati nel lavoro e comincia a spuntare qualche rimpianto e un po’ di amarezza, nonostante resti un alito di fiducia che spinge a perseverare nei propri obiettivi.
A 50 anni “Alea iacta est”
A cinquant’anni “il dado è tratto” disse Giulio Cesare nel gennaio del 49 a.C.. E’ un’età in cui è davvero complicato tornare sui propri passi; le delusioni hanno tirato qualche colpo mancino alla nostra autostima e con essa anche la nostra felicità può venir compromessa. I giochi possono sembrare finiti e non si avverte alcuna possibilità di rivincita.
A 60 anni i problemi si buttano alle spalle
Al compimento dei sessant’anni è il momento di lasciarsi alle spalle le negatività e i brutti ricordi. A quest’età ci si rende conto che non ha senso dispiacersi del passato e in genere si ha più tempo da dedicare a sé stessi. Quanto è stato in passato lo si accetta e le esperienze vissute contribuiscono a riacquistare equilibrio e serenità.
E i soldi che ruolo hanno nella felicità ?
E’ un luogo comune trito e ritrito il fatto che i soldi possano fare la felicità, ma nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e dalla ricchezza. Anzi, all’aumentare del proprio capitale e del benessere economico la felicità aumenta sì ma fino ad un certo punto, poi comincia a diminuire.
Il tempo a fondamento della felicità
Il tempo è la sola cosa che nessuno è in grado di fermare. Dalla ricerca emerge che ciò che ci rende felici è “comprare il tempo”. Quando i soldi servono per ritagliare tempo per sé allora contribuiscono alla nostra felicità. Ad esempio, un’operazione finanziaria ben fatta dove i soldi lavorano per noi è fonte di tempo aggiuntivo per fare quello che ci piace.
I soldi perlopiù vengono dal lavoro, ma il lavoro ci lega a ritmi che spesso riducono al minimo le giornate a disposizione per sé stessi e per i propri interessi. La chiave della felicità dunque starebbe nel conquistare tempo, usando quelle risorse economiche che permettono di ottenere distacco e distanza dal turbine delle frenesie che trascinano l’esistenza.
Di Vincenzo Augello