I soldi che vengono dal trading
Il fatto che il trading valutario permetta di utilizzare la leva finanziaria (fino a 1:30 sulle principali coppie di valute secondo le ultime direttive ESMA) offre la possibilità di operare con poche migliaia di euro e muovere un controvalore 30 volte superiore. Questo significa che con 10.000 euro si può andare a mercato con 300.000 euro; ecco perché si possono ottenere profitti da capogiro o azzerare il conto in breve tempo.
Le potenzialità di profitto connaturate nel forex-trading sembrano quindi contrastare con la credenza che i soldi derivino soltanto dal duro lavoro. Tuttavia, è sbagliato percepire il denaro incassato dal trading come un guadagno senza merito, come una vincita ai gratta e vinci (che non so neppure se ancora sono in commercio).
In passato è spesso accaduto che molti di quelli che hanno vinto fortune, ad esempio grattugiando, sperperino il capitale irragionevolmente, tornando alla situazione finanziaria di prima. Ora, se nel trading si fa la stessa cosa e si vive il profitto come una vincita, senza attribuirsi il merito del risultato raggiunto si corre il medesimo rischio.
Per non cadere in questa che è una vera e propria trappola mentale e arginare un tal tipo di esposizione psicologica bisogna considerare tutto il lavoro fatto, necessario per ordinare a mercato una determinata operazione. In effetti ogni posizione aperta sui mercati finanziari deve essere il frutto di mesi, se non anni, di teoria e di tecniche operative affrontate sui libri, di tempo e di fatica impiegati per analizzare grafici, fare backtesting e simulazioni al computer.
Per cui, la decisione di vendere o comprare un rapporto di cambio rappresenta la sintesi estrema di un incessante lavoro svolto in precedenza, uno sforzo psico/intellettuale davvero importante. Questo è quanto ha vissuto e vive continuamente un trader professionista, questo è ciò che succede nel trading finanziario e, allora, è assolutamente falso che il guadagno da trading non provenga da duro lavoro.
Ciò nonostante, l’insidia mentale che a volte si annida anche nel cervello di un trader di professione è quella di pensare che i soldi sono veri soltanto se vengono dal mercato. In effetti, l’identità classica e il profilo psicologico di un operatore finanziario che esercita l’attività nelle più famose trading room del mondo è in genere molto forte, e a fatica riesce a giustificare altre fonti di reddito o l’incapacità di ottenere profitti dai suoi trade.
Di sicuro, anche i migliori trader del Pianeta hanno momenti più o meno lunghi poco profittevoli o non profittevoli del tutto, pure dopo aver acquisito inaccessibile esperienza e sovrumana abilità, ma non temono il confronto o l’ammissione di questa importante verità. Al contrario, la pressione psicologica che può avvertire un trader privato è certamente inferiore, un vantaggio rispetto ad uno smart money che deve rendere conto del suo operato ad un superiore, specialmente quando il guadagno da trading sia una fonte di reddito non esclusiva.
di Vincenzo Augello